Biografia
Francesca Cataldi nasce a Napoli nel 1944 dove si è diplomata in scenografia allìAccademia di Belle arti, successivamente, dal 1995, ha insegnato scultura all’Europäische Akademie Für Bil-dende Kunst di Trier, in Germania, e attualmente vive ed opera a Roma. Dal 2008 ha iniziato un’intensa collaborazione con il fotografo Riccardo Pieroni.
Anni Sessanta e Settanta L’artista fa il suo ingresso nel panorama artistico con un’attività pittorica, sia di tipo informale che materico, che si è concretizzata in opere realizzate con tecniche di pittura a tempera e ad olio su carta. L’effettivo avvicinamento alla terza dimensione arriva con la realizzazione di sculture non convenzionali che segnano l’inizio della sua indagine sulla materia poiché i materiali a lei utilizzati non erano quelli canonici, come il marmo, ma quelli definiti “poveri” e urbani: ferro, vetroresina, rame, bitume, catrame, vetro, cemento, cellulosa e carte. Lo scopo dell’artista era quello di conferire una nuova posizione nel mondo a questi materiali recuperati dalle discariche di inerti edili e industriali, andandoli, così, a definire come “frammenti di storie di distruzione e rinascita” con lo status di “opere rivisitate”.
Dagli anni Ottanta ad Oggi L’artista impiega lo scanner, dando vita ad una trasformazione del significato del materiale di scarto poiché, attraverso giochi di luce e volumi, l’artista è riuscita a conferire a questo una connotazione differente. Quest’ultima evoluzione raggiunge il culmine oggi grazie all’utilizzo del digitale che peermette alla Cataldi di creare dei libri stampati che riportano immagini evocative, frutto di sovrapposizioni tra matrici materiche scansionate e immagini, testi, video e superfici specchianti.
Il materiale urbano l’ho scelto perché in fondo è quello che mi colpisce gli occhi quotidianamente.
Si trovano un’infinità di cose guardando con attenzione per terra ed intorno a noi.
Queste cose mi hanno colpito visivamente perché in qualche modo hanno fatto scattare in me, o una memoria o un pensiero a venire.
Ora in quella cosa che trovo io vedo una cosa nuova, da una cosa vecchia nasce una cosa nuova, come tutti quanti noi se non avessi avuto dei genitori o dei nonni che ci avessero raccontato cose vecchie, forse non penseremmo le cose buove che stiamo pensando oggi.
Se poi siano nuove quelle cose che stiamo pensando è ancora da vedere.
Modus Operandi La manipolazione dei materiali avviene attraverso differenti azioni (fusione, macerazione, sovrapposizione, impressione) che permettono di mutare il loro stato andando, in questo modo, a conferire ad essi una nuova identità. La trasformazione dei materiali urbani è l’elemento cardine di tutte le opere dell’artista: dalla loro scelta alla loro manipolazione non convenzionale artigianale che li rende opera d’arte materica che si concretizza nel “libro d’artista”, elevando un materiale che era destinato ed essere gettato via, ad una componente essenziale del significato stesso di un’opera e dall’atto di fare arte. Il recupero dei materiali parte dal presupposto che la sedimentazione e la stratificazione che nel tempo ha agito su di essi li ha portati ad avere una nuova identità.
I materiali urbani impiegati dall’artista hanno uno specifico significato: il cemento diviene medium; le reti metalliche la struttura dei libri, passando da un oggetto destinato al decadimento ad elemento portante di un nuovo pensiero; la ruggine assume il ruolo di un nuovo elemento pittorico dinamico in quanto, non essendo fissata sulla superficie, porta l’opera ad evolversi continuamente; il catrame filato compone “foreste di fili” nelle quali l’occhio si perde.
La realizzazione di opere attraverso materiali urbani di scarto eleva questi ultimi concettualmente rendendo evidente quanto sia importante essere consapevoli della loro importanza ed esistenza.